domenica 4 marzo 2012

[manga] Beelzebub


Beelzebub è un manga di Ryuuehi Tamura iniziato nel 2009, pubblicato su Shonen Jump (tipo una delle riviste manga più famose del mondo, se non *la più* a livello di popolarità - in altre parole è lo stesso contenitore di Naruto, Bleach e One Piece).
Nonostante l'onorevole rivista che lo pubblica, è palesemente meno famoso dei suoi colleghi, almeno fuori patria, per motivi che lasciamo a chi ne sa qualcosa (io faccio Lettere, di psicologia seria&di mercato ne so quanto un rospo).
Si dà il caso però che sia diventato anche uno dei miei manga preferiti. Perché? Per lo stesso motivo per cui il mio attore preferito per bravura (distinguiamo plz) è Robin Williams, credo: mi fa venir voglia di ridere e piangere insieme come una scema. E i personaggi hanno già scavalcato da un pezzo quell'invisibile barriera stile muro di Stardust che divide "mi piace molto!" da "piantati nel cuore per sempre".

La trama è molto semplice, e il modo di raccontare dell'autore altrettanto shonen-esco: la storia parla di un teppista, Tatsumi Oga, che un bel giorno, mentre finisce di menare un gruppo di sventuratissimi sfigati che hanno provato ad attaccarlo in gruppo, si ritrova davanti un bimbetto strano coi capelli verdi (quello dell'illustrazione in cima, copertina del primo volume).

Gli viene spiegato che questo ragazzino è (un) figlio del Grande Signore dei Demoni, mandato sulla Terra con la missione di crescere lì e distruggere poi l'umanità. Ha però bisogno di un genitore umano, che lui stesso sceglierà in base alla propria capacità di riconoscere la persona più forte e crudele che incontrerà.
Indovinate un po' cosa succede quando il ragazzino, Beel, si trova davanti il teppista Oga? Bravi.

Oga si ritrova in casa bambino e di lui governante, Hilda, anch'essa un demone.
Avvertimento riguardo a Hilda: non aspettatevi scene alla Love Hina (che io peraltro adoro, quindi questo NON è un paragone in negativo, solo un esempio per far capire a cosa vi troverete davanti), Hilda è per molti versi un pezzo di ghiaccio, e per niente tsundere (spesso è proprio lei a strafregare Oga). Nutre una lealtà sconfinata per Beel, che lei chiama "il signorino", e nonostante il suo carattere non esattamente espansivo si ambienta benissimo nell'adorabile famiglia Oga, che subito dà per certo che sia una povera vittima (straniera) ingravidata dal loro scapestrato figlio e l'accoglie in casa (per dirla con il - non - ingravidatore folle "I miei sono così buoni da sconfinare nell'idiozia").

Si dà il caso però che Oga non possa allontanarsi di più di quindici metri da Beel senza rimanerci secco, e quindi cose come "andare a scuola" restano possibili, ma sempre e solo portandosi dietro il bambino.

Alché si entra nel punto di fuoco di Beelzebub: l'Hishiyama.
L'Ishiyama è la scuola che Oga frequenta, e che mi fa anche il favore di dare un nome a questo posto.

Ci viene subito mostrata per quello che è, ovvero una specie di discarica per teppisti. Le aule sono ridotte peggio di qualsiasi istituto in rovina nostrano, insegnanti non se ne vedono praticamente mai, i ragazzi passano il tempo ammucchiati a gruppi nelle suddette aule. Una specie di autogestione eterna con le aule più schifose del solito.

L'argomento di studio su cui la scuola punta è "chi è il Re dell'Ishiyama", ovvero il più forte e più bravo a menare i pugni, e il livello intellettuale della maggior parte degli studenti ci viene testimoniato da una puntata filler dell'anime, dove viene fatto un test e uno degli studenti, sentendosi un gran furbone, ricopia tutto dal suo vicino, nome compreso.

Oga si imbatte prestissimo nei malvagissimi (...) tizi che combattono per avere il titolo, tutti dotati di scorte-leccapiedi, e il resto scopritelo da voi.

Quello che mi preme dire, è che il motivo per cui non avrei problemi a definire in modo molto drammatico questa scuola il cuore pulsante di Beelzebub, seguita solo dalla casetta amorevole di Oga, è che imho proprio qui avviene quella stramba magia per cui uno lascia definitivamente il cuore su Beelzebub: vieni sommerso dall'atmosfera del manga.

Ora, i motivi per cui si finisce per amare qualcosa sono infiniti.
Su di me però questo fa sempre effetto: quando in una storia trovi una specie di ambiente che riconosceresti ovunque, che è come se sentissi persino gli odori che ci sono e se fa caldo o fa freddo.
L'Ishiyama è davvero un postaccio, di sicuro chi frequenta un posto simile non ha in mente di andare alla Todai (o se ce l'ha deve studiare palesemente per cavoli suoi)... ma chi legge il manga e se ne innamora, gli chiedessero "vuoi venire a scuola qui?" probabilmente risponderebbe "perché siamo ancora qua?".
I cretini che lo popolano sono appunto dei cretini, ma finisce che gli vuoi un bene di vita, a questi casinari più ingenui di quel che sembra che ci sarà un motivo, se invece di bigiare più che possono da bravi cazzari finiscono sempre per riunirsi lì. Motivo che sembra  avere a che fare con parolacce tipo "si vogliono bene", "probabilmente sono più a casa loro lì che dove dormono" e così via.
A parte gli ovvi "lol non fai un cacchio tutto il giorno e pensi a divertirti e basta, mwamwamwa!", Tamura ci mostra un sacco di scorci della scuola, da tutti i punti di vista (esterni e interni), si capiscono le dinamiche che la muovono, com'è fatta, e in generale ci finisci veramente dentro.

Non so se è abbastanza per convincervi a leggerlo, ma spero proprio di sì.


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Chiarimento:

All'inizio ho anche parlato di "modo di raccontare shonen-esco": se avete letto un po' di shonen, i cosiddetti "manga per ragazzi" (che poi è tutto da vedere, ma vabeh XD), avrete probabilmente notato che tendono a seguire una struttura narrativa ben definita: dopo essersi incontrati e/o esserci stati presentati, i personaggi principali (a cui poi potranno aggiungersi altri più avanti) si trovano ad avere a che fare con avversari di varia natura, e i combattimenti contro essi prenderanno sempre un certo tot di capitoli; una volta sconfitti ci saranno giusto cinque minuti per riposarsi, e poi causa esseri sovrannaturali rompiballe o bastardi che godono sadicamente nello scassare l'anima altrui, succederà qualcosa che renderà di nuovo impossibile ai protagonisti passare le giornate a cazzeggiare, studiare più o meno seriamente e decidere una volta per tutte a chi piace chi o lasciar mettere insieme i due che si garbano dal primo capitolo.
Ci sono poi le Questioni Importanti che vanno avanti dall'inizio alla fine del manga, che riguardano molto da vicino i protagonisti e di solito vengono risolte solo alla fine finissima: del resto se volessimo sapere dei problemi di gente semplice che per chiarirsi si urla addosso di tutto e poi fa pace/si sfancula per sempre, chiederemmo ai nostri vicini.


Anche Beelzebub segue a grandi linee questo stile: per via della sua fama di Teppista Schiantabulli Oga è sempre circondato da tizi che vogliono batterlo, e andando avanti il particolare che Beel oltre a essere Beel è anche un demone comincia a creare grossi problemi alle possibilità di avere una vita tranquilla (che comunque credo Oga reggerebbe per circa tre minuti, per poi sclerare e andare a cercare qualcuno meritevole di un pugno nello stomaco fingendosi più o meno rilassato).




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Anime

Come accennavo, di Beelzebub esiste anche l'anime, tuttora in corso: lo trovate subbato in italiano e inglese.
Da notare che di per sé segue effettivamente la trama del manga, ma come succede spesso nella trasposizione manga->anime quest'ultimo, per parlare in modo forbito e adeguato alla serietà del blog, è molto più cazzone del manga (cit. Namida): i caratteri sono li stessi, ma spesso un po' esagerati rispetto alla realtà, e con più superdeformed; i tratti fisici vengono talvolta esasperati anche al di fuori del suddetto superdeformed (vedi Hilda, che se nel manga ha un seno normalmente prosperoso, qui viene presentata con tette stile hentai); sono presenti abbastanza filler, che personalmente adoro, ma che so non essere sempre apprezzati.

Il succo è: cercatevi pure entrambi, ma se potete evitate di guardare solo l'anime e non leggere il manga. Sarebbe veramente, veramente, veramente uno spreco.

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